Una buona progettazione dello spazio
dovrebbe essere come una buona storia: un inizio che comunichi apertamente una
promessa, un’intenzione. Lo sviluppo che concretizzi l’esperienza di acquisto e
mantenga la parola data. Infine una conclusione che suggelli lo scambio
avvenuto, gettando le basi per una relazione di lunga durata.
Nel progettare uno store si debbono tenere
a mente quattro punti:
- Essere coerenti con l’immagine e la strategia imprenditoriale
- Influenzare positivamente il comportamento di acquisto del consumatore al suo interno
- Bilanciare attentamente i costi da sostenere con la creazione di valore aggiunto
- Essere flessibili cercando di ridurre il grado di inerzia ai cambiamenti dettati dalle tendenze dagli sbalzi stagionale
maggiormente frequentate dai clienti. Tipicamente l’aree perimetrale, la zona in entrata (quella che fornisce una sorta di imprinting, di prima impressione) gli spazi più aperti di alcuni reparti e la barriera casse sono zone di maggior traffico in cui i clienti hanno più occasioni per transitare. Queste “zone calde” offrono maggiore produttività ovvero esprimono massimamente il potere di condizionare gli acquisti con la modalità espositiva. Altre zone sono invece più “fredde” vale a dire meno frequentate e transitate spesso solo volontariamente con uno obiettivo di ricerca preciso. È per questa ragione che alcuni distributori scelgono di disperdere le categorie di prodotti a frequenza di acquisto programmata in punti differenti e distanti della superficie espositiva per creare più poli di attrazioni. Questa modalità offre l’occasione per collocare accanto categorie e/o prodotti ad acquisto di impulso.
Per trovare le giuste soluzioni espositive è importante affidarsi ad uno specialista che potrà dare i suggerimenti più giusti affinché il proprio business sia il più redditizio possibile
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